Grotta delle Trabacche: tra abbandono e mistero

Buongiorno Viaggiatori! Oggi vi portiamo a scoprire la Grotta delle Trabacche, uno dei luoghi più suggestivi che abbiamo visitato nel nostro road trip in Sicilia. Si tratta di un’antica catacomba romana, completamente abbandonata nel mezzo della campagna. Se i luoghi abbandonati e misteriosi vi affascinano, questo è l’articolo che fa per voi!

Il fascino dell’abbandono

Il tema dei luoghi abbandonati non è nuovo nel nostro blog, vi ricordate i Fumegai?

QUI trovate l’esplorazione di questa contrada sospesa nel tempo

A differenza della precedente esplorazione, in Sicilia, ci siamo imbattuti per caso e inconsapevolmente in questo luogo completamente abbandonato: la Grotta delle Trabacche.

La nostra sorpresa deriva dal fatto che la Grotta delle Trabacche altro non è che un’antica catacomba romana, perfettamente conservata, risalente al IV secolo d.C., ma, rispetto ad altri siti archeologici, presenta importanti differenze:

  • per arrivarci non ci sono indicazioni stradali
  • non si paga un biglietto d’entrata
  • trovare la grotta in mezzo ai campi è una vera impresa

La domanda che sorge spontanea è: perché un gioiello storico di questo tipo è completamente abbandonato in mezzo alla campagna e non viene valorizzato? 

Come arrivare alla Grotta delle Trabacche

Grotta delle Trabacche
Perdersi tra le campagne

La Grotta delle Trabacche si trova a circa 5 chilometri da Ragusa, in località Contrada Buttino.

Per arrivarci abbiamo utilizzato il navigatore satellitare, che ci ha portato lentamente al di fuori dal centro abitato di Ragusa, sino a farci imboccare una strada sterrata.

Non abbiamo trovato alcun cartello stradale che segnalasse il sito e nel percorrere la strada sterrata per qualche chilometro, ci siamo anche persi: il navigatore, infatti, ci ha portato dinnanzi all’ingresso di una proprietà privata.

Abbiamo quindi ripercorso la strada a ritroso e ci siamo accorti di una piccola deviazione, che non avevamo scorto al primo passaggio. Imboccando la stradina laterale siamo arrivati ad un piccolo spiazzo in terra battuta: un cartello consunto dalle intemperie indicava “Grotta delle Trabacche”.

Abbiamo capito di essere arrivati ad un parcheggio, ma una volta scesi dall’auto non abbiamo trovato cartelli che ci indicassero il percorso da fare per raggiungere il sito.

L’unico sentiero visibile era uno stretto percorso, che si snodava in mezzo alla campagna, delimitato da muri a secco.

Che fare? Beh, ovviamente imboccare il sentiero senza sapere dove andare.

Il sentiero tra i muri a secco

Grotta delle Trabacche
La via verso la grotta

Ci siamo trovati così, a camminare in mezzo alle sterpi, nel caldo sole pomeridiano e… completamente in mezzo al nulla.

Nonostante non sapessimo dove stavamo andando, abbiamo deciso di proseguire, certi che prima o poi da qualche parte saremo arrivati.

E così è stato.

Dopo una decina di minuti  di camminata, ci siamo trovati davanti ad un cancello di ferro.

Lo abbiamo varcato e ci siamo di fronte ad una bella vallata di campagna.

Grotta delle Trabacche
Vallata di campagna

Trovare la Grotta della Trabacche

Ad una prima occhiata il paesaggio ci è sembrato tutto uguale, non riuscivamo ad intravedere la grotta.

Dopo qualche giro a vuoto e vari tentativi, abbiamo scorto, a sinistra, un piccolo sentiero.

Percorrendolo, ci siamo trovati di fronte all’ingresso della grotta, completamente nascosto tra i muri a secco e la vegetazione. Unico segnale della presenza del sito: un cancello.

Grotta delle Trabacche
L’ingresso della grotta

La storia della grotta

Per apprezzare maggiormente i luoghi che si visitano, è importante conoscerne la storia.

Quella di questo sito è particolarmente suggestiva.

Questo sito noto come “Grotta delle Trabacche”, non è una grotta naturale, bensì una catacomba, anzi catacombe.

Eh si perché sono ben due le piccole catacombe di questo sito che risalgono al IV secolo d.C.

I sarcofagi scavati nella roccia calcarea e la sua datazione, fanno ritenere che questi siti fossero utilizzati come luogo di sepoltura.

L’origine del nome

Da dove deriva il nome “Grotta delle Trabacche”?

Secondo una prima versione, il termine “trabacca”, deriva dal particolare monumento scolpito all’interno della più grande delle grotte, che ricorda la forma di un letto a baldacchino.

Secondo altri, il nome deriva da una leggenda popolare. Si racconta, infatti, che tre vacche, entrate nella grotta, non ne uscirono più.

Scoperta e riscoperta della grotta

Il sito divenne noto grazie al pittore francese Jean Houel, nel corso del 1700.

Houel raccontò il suo viaggio in Sicilia attraverso una serie di dipinti, tra i quali ritrasse proprio la Grotta delle Trabacche.

Nel corso degli anni il sito sprofondò nel dimenticatoio, fino a che non raggiunse nuova notorietà grazie al Commissario Montalbano. Eh si, avete capito bene! Proprio qui venne girato uno dei primi episodi della serie “Il cane di terracotta”.

Data l’improvvisa notorietà, il sito venne ripulito e riaperto al pubblico. Era il lontano 2007… quasi 10 anni sono passati da allora e la grotta è tornata ormai al suo stato di decadimento precedente.

Visitare la grotta

Grotta delle Trabacche
Gli imponenti monumenti sepolcrali

Una volta entrati nella Grotta, la prima cosa che colpisce sono le imponenti strutture scavate nella pietra calcarea.
Si tratta di due grandi sarcofagi ornati con colonne che ricordano molto le forme dei letti a baldacchino.

Accanto alle due tombe principali, sono scavate nella roccia, altri sepolcri, sia sul pavimento che nelle pareti.

Quello che ci ha colpito è l’imponenza di queste costruzioni e lo stato perfetto in cui si sono conservate nel corso dei secoli.

Ci auguriamo che rimangano tali e che questo gioiello storico venga maggiormente valorizzato.

Volete rivivere con noi l’esperienza di visitare questo luogo abbandonato?

Non dovete far altro che vedere il nostro video qui sotto 🙂

Alla prossima Viaggiatori,

Ambra e Surio

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